È stata pubblicata la relazione della Direzione Investigativa Antimafia sul primo semestre 2017, che documenta infiltrazioni della criminalità nel settore dei giochi. Tra gli interessi principali dei clan la gestione del gioco e delle scommesse.
Dalla relazione emerge che la camorra sta espandendo il suo interesse per la gestione del gioco e delle scommesse illegali, ambito in cui, nel corso degli anni, ha affinato le sue tecniche fraudolente passando dall’attivazione di apparecchi clandestini ad operare direttamente sulla rete del gioco legale, alterando, ad esempio, i sistemi telematici destinati a monitorare l’ammontare delle giocate.
“Una particolare attenzione andrà quindi posta sulle criptomonete virtuali, quale strumento, per effettuare transazioni, fortemente appetibile per le organizzazioni criminali, in virtù dell’anonimato che esso garantisce all’operatore", sottolinea la DIA nella relazione. “I provvedimenti cautelari che hanno riguardato clan camorristici, hanno messo in luce le tecniche di infiltrazione, nel sistema economico, di gruppi imprenditoriali compenetrati nelle associazioni criminali, nonché forme di collaborazione, sempre più strutturate, tra organizzazioni di diversa estrazione regionale", si legge nel testo.
Ramificazioni nel Nord Italia: l'impero del gioco d'azzardo digitale illegale
La relazione riporta che nel mese di maggio 2017, dalle indagini effettuate “sono state rilevate ramificazioni della cosca nel nord Italia, in particolare in Veneto, sia attraverso alcuni soggetti contigui residenti nel territorio sia investendo nel gioco d’azzardo online, mediante una società di scommesse con punti gioco a Crotone, Prato, Bologna, Milano e a Verona. Nel ravennate, si registrano i Mazzaferro di Gioiosa Ionica (Rc), in ordine ai quali appare opportuno rilevare che, nel mese di febbraio, è giunto a sentenza di primo grado, presso il Tribunale di Bologna, il processo relativo all’operazione 'Black Monkey', coordinata dalla DDA di Bologna e condotta da militari della Guardia di Finanza”.
"L’attività investigativa aveva disarticolato l’organizzazione criminale riconducibile ad un esponente di spicco della citata famiglia Mazzaferro, il quale, emigrato nel 2002 con la famiglia da Marina di Gioiosa Jonica (Rc) a Conselice (Ra), aveva creato un vero e proprio impero del gioco d’azzardo digitale tra l’Emilia Romagna, il Veneto, la Campania, la Puglia, la Calabria, l’Inghilterra e la Romania. Lo stesso si procurava alti profitti attraverso schede illegali, che bypassavano i controlli dei Monopoli di Stato", da sempre attenti nella gestione e sicurezza dei casinò AAMS. Il Tribunale di Bologna, con la sentenza de qua, ha condannato tutti i 23 imputati, riconoscendo, per 14 di loro, l’associazione mafiosa.
Centro Italia Lazio, le mani delle cosche sui mini-casinò
Così come le altre aree del nord, anche il territorio laziale rientra nelle mire imprenditoriali di cosa nostra, “grazie al ventaglio di opportunità di investimento che offre e che spaziano dai settori dell’edilizia, della ristorazione, delle sale da gioco e dell’agroalimentare", sottolinea la Dia.
L’intesa e la collaborazione tra gruppi di diversa estrazione territoriale hanno riguardato anche il settore dei giochi illeciti. È il caso dell'operazione Babylonia, che ha visto coinvolte due distinte associazioni per delinquere operative su Roma della quale facevano parte soggetti campani, pugliesi e romani: una delle associazioni era capeggiata da un individuo appartenente al clan napoletano degli Amato-Pagano; l’altra da un pregiudicato originario di Bari.
“I componenti dei due sodalizi, da tempo radicati a Roma, gestivano, con modalità mafiose e in accordo con noti imprenditori del settore, numerose sale giochi, dislocate in diversi quartieri romani e lungo le consolari".
Campania: Napoli e Caserta gli hotspot del riciclaggio
Sono diversi i settori da cui le organizzazioni camorristiche della regione "traggono costanti e cospicui profitti” quali traffico di sostanze stupefacenti, contrabbando di sigarette, smaltimento e gestione illecita dei rifiuti, commercializzazione di prodotti con marchi contraffatti, la gestione di giochi e scommesse, la falsificazione di banconote e documenti, le speculazioni edilizie, l’infiltrazione negli appalti pubblici, il riciclaggio e il reimpiego di capitali, l’usura e l’estorsione.
Napoli: le attività illecite dei clan Contini, Mallardo, Moccia
Il clan Contini, “nonostante i numerosi arresti, è sempre stato in grado di rigenerarsi estendendo le attività illecite nel settore delle scommesse, nell’edilizia, nella distribuzione e commercializzazione di giocattoli ed in quello dei supermercati, grazie anche al supporto di insospettabili colletti bianchi, utilizzati per raccogliere e riciclare i proventi delle attività illecite".
Il punto di forza del clan Mallardo “risiede anche nella capacità di condizionare amministratori e dipendenti pubblici, come dimostrato da un’indagine della Polizia di Stato conclusa nel mese di gennaio che, nel far luce sugli interessi dei Mallardo nel settore del gioco e delle scommesse, ne ha evidenziato i rapporti di contiguità con due funzionari pubblici che si prestavano a rilasciare autorizzazioni per l’esercizio di sale scommesse. Sugli interessi illeciti della zona, avrebbe posto attenzione anche il sodalizio Amato-Pagano, presente a Melito di Napoli, Mugnano ed Arzano e dedito, prevalentemente, al traffico di stupefacenti".
I Moccia sono "maggiormente orientati verso il riciclaggio e il reimpiego dei proventi delle estorsioni, il contrabbando di sigarette e il gioco clandestino. Significativi di questa operatività ed influenza sul territorio, sono gli arresti, eseguiti nel mese di marzo dall’Arma dei Carabinieri, dei responsabili di una serie di estorsioni, perpetrate con modalità mafiose".
Caserta ed i Casalesi
Il territorio è spiccatamente segnato dalla presenza del clan dei Casalesi, composto dalle famiglie Schiavone, Zagaria, Iovine e Bidognetti, al quale risultano confederate numerose altre organizzazioni camorristiche locali. Gli Schiavone continuano a detenere la supremazia sul territorio, grazie alla fedeltà dei gruppi satellite e ad una salda leadership. Da recenti indagini è emersa la spiccata proiezione del clan verso gli appalti pubblici ed il settore del gioco online, avvalendosi della collaborazione delle famiglie Russo e Venosa, quest’ultima - a conferma del cambiamento delle strategie dei Casalesi - attiva anche nella gestione e nel controllo diretto delle piazze di spaccio del casertano, riferisce la DIA.
Sud Italia: In Calabria infiltrazioni in aumento del 500% nel settore giochi e scommesse
Da una recente analisi condotta sulla provincia di Crotone, è emerso che “tra i settori economici più infiltrati vi sono quelli delle costruzioni, dei trasporti e magazzinaggio, dei servizi per l’impresa, della fornitura di energia elettrica (anche da fonti rinnovabili), nonché quelli delle sale gioco e scommesse, per i quali si è registrato, negli ultimi anni, un aumento del 500 percento delle imprese del settore, cinque volte la crescita nazionale”.
Dall’attività denominata 'Ndragames', diretta dalla Procura della Repubblica di Potenza, è emerso che il settore dei giochi e delle scommesse rientra nel mirino di un’altra importante ‘ndrina crotonese, quella dei Grande Aracri di Cutro.
Le indagini hanno rivelato che il clan di ‘ndranghetisti, fosse dedito all’attività di noleggio, servizi e manutenzione di macchine per l’esercizio dell’attività di gioco illegale, perpetrato mediante il collegamento, attraverso piattaforme informatiche, anche transnazionali, a siti specializzati non autorizzati.
L’operazione Jonny, diretta dalla Dda di Catanzaro in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza ha offerto uno spaccato importante degli interessi delle cosche calabresi, nella gestione delle scommesse online e nella conduzione delle strutture d’accoglienza per migranti, riuscendo infatti ad infiltrarsi nei servizi di accoglienza del Cara di Isola Capo Rizzuto.
Basilicata, mirino delle cosche calabresi
La DIA riporta che "da alcune recenti inchieste si rileva come le cosche calabresi, intuendo il potenziale sviluppo dell’economia lucana, mirino ad infiltrarne il territorio”.
Nel semestre in esame, l’operazione “Ndragames”, condotta dall’Arma dei Carabinieri e diretta dalla Procura della Repubblica di Potenza, “ha disvelato come un sodalizio composto da 19 soggetti fosse dedito all’attività di noleggio, servizi e manutenzione di macchine per l’esercizio dell’attività di gioco illegale, resa possibile mediante il collegamento, attraverso piattaforme informatiche, anche transnazionali, a siti specializzati non autorizzati. Gli indagati, peraltro, avvalendosi del metodo mafioso, avevano di fatto agevolato la cosca Grande Aracri di Cutro e il clan Martorano-Stefanutti di Potenza, nell’ illecita raccolta delle scommesse online".
A Matera per quanto attiene al contrasto al gioco d’azzardo e illegale, l’operazione denominata “Scala reale”, conclusa nel mese di febbraio dalla Polizia di Stato, ha portato all’arresto di due soggetti, responsabili dei reati di corruzione, concussione ed induzione, tramite minaccia, al noleggio e all’installazione di apparecchiature da gioco elettroniche
Fonti bibliografiche :
Direzione Investigativa Antimafia | Ministero dell'Interno
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