Quando la grande recessione del 2008 fece crollare l'economia degli Stati Uniti, Sin City ha accusato uno dei colpi più pesanti della sua storia: le perdite ammontarono a centinaia di milioni di dollari, modificando il comportamento dei turisti e costringendo la chiusura e la demolizione di 7 casinò negli ultimi 10 anni. Come si adatta una città progettata per il gioco ai visitatori che non scommettono più il loro denaro?
Il racconto di Walter, croupier solitario del New York-New York
Walter ha trascorso 18 minuti con le mani appoggiate sul panno del suo tavolo di blackjack. E non è successo nulla. Di tanto in tanto fa un giro, sorseggia una bottiglia d'acqua e torna alla sua postazione fissando le slot machine del casino resort New York-New York sulla Strip, a Las Vegas. È venerdì. Fuori i 43 gradi Celsius si sentono come il getto di un asciugacapelli, mentre un esercito di persone passeggia per le strade, qualcuna rilassata, qualcun altra attaccata a bicchieri giganti di granita, e altre molto affrettate e agghindate, si dirigono da qualche parte, in cerca di un posto che non è precisamente il tavolo di Walter, il croupier solitario che osserva tutto e dice, "Ècosì. Las Vegas è in continua evoluzione”.
I giocatori sono diminuiti. Nani persi in labirinti di macchine inattive. Una fila di quattro persone fa eccezione: una nonna afroamericana, un nonno in una sedia a rotelle, una nonna che fuma e una donna con giacca di paillettes, bruciando le loro ultime cartucce.
La movida di questo assolato pomeriggio non è qui, ma nei ristoranti e nei bar del falso Manhattan, tra i falsi ciottoli della falsa Grande Mela, a masticare fette di pizza alla “New York Pizzeria” o a bere birra e provare la torta di pollo del Nine Fine Irishmen.
La stessa cosa succede nel casinò resort di Monte Carlo, o nelle sale infinite di slot e tavoli dell’MGM Grand. Ristoranti, bar e sale eventi, pieni; tavoli verdi e slot machine, appena sfiorate dai gamblers. Non è un caso: anche se 43,3 milioni di turisti hanno visitato Las Vegas nel 2015 (sono stati più di 2,2 milioni nel 2014), gli strascichi della cosiddetta Grande Recessione che gli Stati Uniti hanno vissuto nel 2008, ha cambiato il comportamento dei giocatori.
È quello che dimostrano le cifre che nel gennaio di quest'anno il CNN Money ha pubblicato per spiegare questa tendenza: nel 2015 il settore dei casinò ha perso 662 milioni di dollari, e il calo si è mantenuto costante nel corso degli ultimi sei anni. E mentre i 271 casinò del Nevada, che comprende Las Vegas, nell’ovest americano, hanno ricavato diversi miliardi rispetto al 2010, allo stesso tempo è stato rilevato che quel denaro proveniva da spese in cibo, alcool ed eventi.
"Il gioco è in ritardo, è per questo che stiamo perdendo soldi", ha affermato Mike Lawson, analista di ricerca del Gaming Control Board. "Sempre più persone affollano Las Vegas, ma spendono in maniera diversa".
Cioè, masticano, bevono, ballano. Ma non giocano.
Il racconto di Paul, orgoglioso camionista e giocatore d'azzardo del Colorado
In una delle slot del casinò di New York-New York, si trova Paul, di 60 anni. Si alza. Porta con sé un jockey con la bandiera americana, indossa una giacca di jeans e ha i baffi. Il suo alito puzza di daiquiri. Lo ha bevuto alternandolo a bicchieri di succo dalle sette di mattina. Se vuole cibo, dice, lo chiede alla sua postazione, e le cameriere latine o asiatiche arrivano subito a servigli ciò che desidera. A giudicare dal suo aspetto, sembra vero che è stato seduto nello stesso posto per 12 ore.
“Sono un vecchio ragazzo. Mi piace giocare”, dice con voce rauca Paul, orgoglioso camionista e giocatore d'azzardo del Colorado.
Poi spiega che è ospite dell'hotel. Che non paga un centesimo per il soggiorno, né per il cibo o le bevande. Diversi vecchi giocatori sono invitati dallo stesso hotel per fare ciò che pochi ormai fanno: puntare i propri soldi.
“Loro mi portano qui ed io gioco. Questo è tutto”, dice Paul, prima di sedersi di nuovo. “Non ho bisogno di uscire. Spendo i miei soldi e mi lasciano gratis nell’hotel. Oggi ho giocato qualche migliaio di dollari. Ho perso e recuperato. Non ho vinto nulla, ma mi sento libero qui. Non pago per la mia stanza. A patto di giocare”.
L'accordo, ha spiegato Paul, comprende le spese di sua moglie e dei due figli. “Se non funzionasse così, non so se verrei per giocare i miei soldi. Gioco qui a Las Vegas da quando ho memoria e ho notato come le cose sono cambiate. Prima della recessione era più facile vincere. Ora le probabilità delle macchine sono state ridotte. Qualcosa hanno fatto, ma non sono sicuro. Niente è gratis. Ebbene, così dice mia moglie”.
Le ferite della recessione
Da quest’angolo, all’incrocio tra la Tropicana e la The Strip, si vedevano appena i fuochi d'artificio che hanno preceduto la demolizione. Era la notte del 14 giugno. Gli esplosivi hanno raso al suolo la torre Monaco dell’hotel e casinò Riviera - antico territorio della mafia e di artisti come Frank Sinatra o Dean Martin - nella prima fase della distruzione totale della struttura, prevista per il mese di agosto di quest'anno.
A febbraio 2015 avevano già raso al suolo il Clarion e il Gramercy, ultimi passi di una città che aspira a recuperarsi dalle ferite della recessione: soddisfare le esigenze dei nuovi turisti, aprire il mercato agli investitori stranieri e smettere di pensare solo ai vecchi scommettitori che arrivano in città e che forniscono meno del 40% del reddito annuo.
Per questo, lì, dove c’era il Riviera, ora si progetta l’apertura di un centro congressi. E dove una volta c’era l'iconica Stardust, nello stesso posto in cui era prevista la costruzione dell’Echelon Place nel 2007, frenata dalla recessione, una società di investitori malesi ha eretto il Resorts World di Las Vegas, un hotel tematico di lusso ispirato alla Cina, che, invece di sale giochi, certo le terrà, ha dato importanza, nel suo progetto, ad una mostra permanente di panda, una pista di pattinaggio, un acquario, il bowling e un parco acquatico.
"C'è la tendenza da parte dei giovani di star fuori e vagare senza un itinerario" ha spiegato il portavoce Shant Apelian, portavoce del Resort MGM al quotidiano Dallas Morning News, sottolineando il nuovo look che l'industria intende adottare per attirare i turisti della post recessione. "Vogliono socializzare con gli sconosciuti e condividere le esperienze collettive", ha aggiunto.
Shant non si sbaglia. Centinaia di giovani passeggiano a tutte le ore per la Strip. Le donne camminano sui loro tacchi e gli uomini vestiti come per un ballo di fine anno si muovono a tutta velocità per accaparrarsi un buon posto nelle file degli eventi del casinò. Le possibilità sono molteplici: pool party con dj come Skrillex all’Encore Beach Club, o con Steve Aoki o con Tiësto al Wet Republic dell’MGM Grand; o addii al celibato e ragazze e ragazzi nel night club Hyde del Bellagio, o concerti degli artisti residenti al Planet Hollywood come Britney Spears e Jennifer Lopez.
Non è complicato: nonostante le sue dimensioni, The Strip è stata progettata per girare a piedi. Poi si tratta di seguire delle mode. La grande Strip incastrata nel mezzo del deserto, appare saturata di esseri umani provenienti da tutto il pianeta e dove non dovrebbe essere ammessa la sopravvivenza, tranne che per gli abitanti nativi che scivolano nelle fessure di questo disegn: avvoltoi che volano sopra la replica della Torre Eiffel e scarafaggi americani correndo di bar in bar di recente apertura a bere birra.
Sono le otto del pomeriggio e le luci al neon e gli schermi a LED illuminano intere famiglie che transitano, e anche il chitarrista solitario che improvvisa un motivetto su una passerella di collegamento ad un centro commerciale. Poco più avanti, all'angolo di Harmon Avenue, un uomo dai tratti arabi si ferma con la sua Porsche decappottabile e fa ruggire il motore sorridendo ai pedoni prima di essere fermato dalla polizia per aver accelerato come un bolide.
Fuori dell’hotel Bellagio, le acque danzanti si muovono con la voce di Celine Dion in un mix che attira persone che registrano col cellulare in verticale. Naturalmente, lungo la Strip, tutte le possibili versioni di Michael Jackson e Elvis Presley, e turisti che per pochi dollari possono immortalarsi con questi artisti. C'è spazio per tutti. Anche per le donne poco vestite, con abiti succinti o ballerine di carnevale, chiedendo soldi a chi le fotografa.
“Sono dieci dollari. Di questo viviamo”, dice una latina coperta di piume ad una coppia di cileni che “non ha rispettato il codice”.
Più in là, fuori dal Planet Hollywood c’ è la controfigura dell’attore Zach Galifianakis in The Hangover, su un peluche di tigre del Bengala. E gli affari vanno bene: 250.000 dollari l'anno, tra mance ed eventi privati , sono assicurati. Ci sono maghi.
Ci sono turisti accaldati che cercano di refrigerarsi sotto i ventilatori dell’Hard Rock Cafe, e un vagabondo di 23 anni che cerca di racimolare qualche soldo mentre legge Harry Potter fuori dal negozio Giorgio Armani. Obesi in sedie a rotelle elettriche. E un veterano di guerra che chiede soldi seduto con accanto una bottiglia di Coca Cola gigante.
Alex, l'uomo che prega lungo la Strip
“Prega con me”, dice un ragazzo che non è mascherato. È bianco e tremante e crede in Dio.
Il suo nome è Alex Carlson, 48 anni, due figli, sposato con una filippina. Ogni giorno, da Lunedi al Venerdì, si ferma qui dopo il lavoro per pregare, parla con gli estranei per “lavarsi la coscienza”.
“Ho perso tutto e anche me stesso. Erano tutte bugie e promesse non mantenute. Ho giocato, mi sono drogato, mi sono ubriacato. Ora vengo qui ad affrontare questo mostro. Sono circondato da tentazioni. Questa città non è buona, anche se molte persone dicono che oggi è diversa. Guardate quello. Ci sono bambini qui”, dice Alex indicando un uomo con i baffi che distribuisce volantini con prostitute.
“Questa città è pornografia”. Quando l'uomo baffuto si volta sulla sua camicia si legge: Orgasmic 69.
L'ottimismo di Nina Yu, l'ingengere aerospaziale
All'interno del casinò di Monte Carlo, però, Nina Yu, 35 anni, crede che le cose sono cambiate in meglio.
“Io vengo dalla California nel fine settimana. Tre volte all'anno. Lo faccio per rilassarmi. Lì lavoro nel settore aerospaziale ed è abbastanza stressante. Sento che Las Vegas sta diventando sempre più familiare, ci sono molte cose per bambini, musei, acquari con pesci, e posti per bere in pace”.
- Molti già non scommettono più come prima; soprattutto i più giovani. Cosa pensi di questo?
- Gioco solo 20 dollari. Lo faccio per rilassarmi. Le persone adulte trascorrono più tempo alle macchinette, ma ora finisco e vado. Cerco mio marito, mio figlio e andiamo a mangiare fuori. Questo facciamo. Forza lavoro.
- Sai cosa hanno in comune Donald Trump e Las Vegas ?
- Che non c'è nulla al loro interno. Sono vuoti ... e sai cosa mi piace di più di Las Vegas?
- No.
- Niente. Andarmene. Questo mi piace.
I bordelli, la Strip e il sogno di Gregory
Modesto Tamez, professore di scienze dell’Exploratorium di San Francisco, sembra aver atteso questo momento dalla nascita. Ma questa scena si vedrà alla fine di questo viaggio, sull’aereo per Santiago, prima che Tamez indossi gli apparecchi acustici e si metta a dormire fino al passo sul suolo cileno. Perché a Las Vegas, qui e ora, alle tre del mattino di Sabato, Gregory vuole fermarsi un po' più a lungo.
Ehi, dato che hai già giocato troppo, facciamo quello che siamo venuti a fare, dice al suo amico. Il Flamingo Hotel sembra quasi vuoto.
Non c’ero mai stato, racconta Gregory, che lavora facendo consegne per Amazon in Colorado. È la sua prima volta qui, dice seduto a una slot machine senza giocare, sperando che il suo amico finisca una mano di poker per andare dopo al bordello consigliato dal ragazzo coi baffi sulla Strip.
Al bordello, dice Gregory, si va in limousine. Devono solo chiamare al numero che compare sulla brochure. Non solo i casinò cercano di attirare l'attenzione dei potenziali giocatori regalando coupon per bevande gratuite sulla Strip, ma anche bordelli e locali notturni, offrono alcool e il viaggio in limousine: la recessione ha colpito tutti allo stesso modo, e anche il mercato del sesso ne ha sofferto. "Ho visto 28 bordelli ora ce ne sono 17 o 18", ha dichiarato Dennis Hof nel 2013, proprietario del Moonlite Bunny Ranch, sul sito della CNBC.
Ora Gregory e il suo amico se ne vanno. Tra i tavoli da gioco, una donna latina fa uno spogliarello, mentre gli uomini giocano le loro ultime chips.
A un tavolo, un gruppo di ragazzi in giacca e cravatta giocano accompagnati da donne. Uno di loro, naturalmente, non può concentrarsi sul gioco perché impegnato col gluteo sinistro della sua compagna: con una mano beve un po’ whisky e con l'altra palpa “il retro” della donna. Ora libera il tavolo e le chiede di posare per lui. La donna volta le spalle, si acquatta un po' e si volta per mandargli un bacio. Lui la fotografa. Lei è bionda. Indossa un vestito grigio. Presto spariscono.
La generazione post recessione e le nonne dei Casinò resort
Esco. Cammino per le strade di The Strip, sono passate da poco le quattro di mattina, è un sollievo. Non c'è più la massa di gente in cerca di qualcosa, ma solo pochi ragazzi giovani lungo la strada che si dirigono verso i loro hotel. Alcune coppie che si baciano e altri che cercano un posto dove andare a mangiare. Decine di ragazze a piedi nudi, con le scarpe in mano: è la generazione post recessione di Las Vegas, che segna i passi verso le proprie stanze.
Di ritorno all'altra estremità della Strip, alle slot e ai tavoli del casinò New York-New York ci sono pochissimi giocatori d'azzardo. Walter non è più il croupier solitario. Vedo solo nonne. La maggior parte sono nonne. E ci sono, assorti in figure di frutta e numeri a colori, gli occhi socchiusi dal tempo e dal fumo, mani rugose che premeno tasti fluorescenti fino all'alba.