Nonostante limitazioni, ordinanze, trattative e divieti messi in atto soprattutto dai Comuni per combattere la ludopatia, la ‘febbre dell’azzardo’ continua a dilagare tra gli italiani. Nel 2017 la spesa si è mantenuta stabile a 19 miliardi, per la precisione 18,944 miliardi al netto delle vincite e del gioco illegale.
La stima, basata sui dati del ministero delle Finanze nella prima metà dell’anno e su una proiezione nei sei mesi successivi, rileva che gli italiani hanno perso poco meno di 19 miliardi nel 2017, tra slot machine, videolottery, bingo, ippica, scommesse, lotto e affini, poker e casinò. Questa considera la spesa e non il volume delle giocate che invece è circa cinque volte tanto, ossia quasi 100 miliardi, per lo più derivanti dalle somme vinte e poi rigiocate.
Per la precisione si tratta di 18 miliardi e 944 milioni di spesa, il che significa che in media ognuno dei 50,6 milioni di italiani maggiorenni ha speso oltre 374 euro in un anno, più di uno al giorno. Si tratta all’apparenza di una cifra praticamente stabile rispetto ai 19,07 miliardi del 2016 ma rappresenta invece un consolidamento, se consideriamo che tra il 2009 e il 2015 la spesa si era attestata sui 17 miliardi. La situazione attuale dimostra che regolamenti, divieti ed interventi istituzionali e governativi, non hanno impedito il diffondersi dell’azzardo e non hanno nemmeno intaccato le entrate erariali che hanno sfiorato i 10 miliardi, in calo dell’1,9% rispetto allo scorso anno, ma pur sempre in attivo con due miliardi in più rispetto agli anni precedenti.
L’arma del “distanziometro“, ossia il divieto di installare apparecchi di gioco nelle vicinanze di luoghi sensibili, quali scuole, chiese e ospedali, applicato con tempi e distanze differenti da regione a regione, non si è rivelata un ‘repellente’ per diminuire il flusso delle giocate.
L’anno scorso ad esempio si è registrato un calo delle giocate alle slot machine (la spesa è passata da 7,5 a 7,11 miliardi, -5%) ma è cresciuta la spesa su scommesse sportive (1,15 miliardi, +22,4%) e videolottery(vlt). I dati dimostrano che sono aumentate di 33 milioni di euro le somme “investite” negli apparecchi multigioco che accettano anche carte prepagate con puntate fino a 10 euro (alle slot è possibile scommettere al massimo 2 euro alla volta).
Le speranze delle associazioni No-slot e della corrente di pensiero proibizionista per cercare di arginare la febbre d’azzardo e il dilagare del fenomeno ludopatia tra gli italiani, entrata nelle prestazioni sanitarie minime, risiedono nell’applicazione del decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 1° settembre scorso, il quale prevede una drastica riduzione delle slot machine a 265mila unità (se ne contavano oltre 400mila ad inizio 2016). Il taglio del 34,9%, dovrà essere realizzato entro la fine di aprile 2018. A questo dovrebbe seguire, nel triennio successivo, un dimezzamento dei circa 100mila punti gioco presenti nel territorio italiano.
Tuttavia non esistono ancora i decreti attuativi del governo e nel frattempo, continuano le discussioni con gli enti locali sul riordino del settore. E’ inoltre probabile che la questione passi al nuovo esecutivo che uscirà dalle urne il 4 marzo.