Il riordino del gioco online approvato recentemente dal Governo Meloni continua a far discutere.
In risposta ad un'interpellanza dei deputati del Movimento cinque stelle, il sottosegretario per la Salute, Marcello Gemmato, ha voluto chiarire alcuni punti. In particolare, l'interpellanza obiettava sul fatto che il nuovo decreto non recava norme adeguate per la tutela dei soggetti vulnerabili e la prevenzione dei fenomeni di disturbi da gioco «poiché introduce una serie di misure che, di fatto, accrescono il potere ed il profitto per i concessionari privati».
Gemmato ci ha tenuto a sottolineare che nel decreto di riordino viene sottolineato «lo sviluppo del gioco sicuro volto ad assicurare la tutela del giocatore, specie se appartenente a fasce deboli, sia dal punto di vista della salute, sia da quello dell'ordine pubblico e della sicurezza». Questi principi, secondo il sottosegretario per la Salute, trovano la loro esplicazione anche in più articoli del decreto legislativo, «come ad esempio l'obbligo dell'adozione e messa a disposizione dei meccanismi di tutela e protezione del giocatore da parte dei soggetti titolari della concessione per l'esercizio e la raccolta a distanza dei giochi». Gemmato ha anche sottolineato, infine, come l'istituzione della Consulta permanente dei giochi pubblici ammessi in Italia avrà lo scopo di monitorare «l'andamento dell'attività di gioco e i loro effetti sulla salute dei giocatori, nonché di proporre al Governo misure ed interventi idonei allo scopo di contrastare lo sviluppo della ludopatia».
Tuttavia c'è un aspetto che al momento è poco dibattuto in politica ma rischia di essere il vero vulnus del decreto, ovvero la disparità di concorrenza che si rischia di creare tra gioco terrestre e gioco online.
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I problemi del gioco terrestre
Il gioco terrestre stava avendo una lenta ripresa dopo la botta avuta nel biennio 2020-2021 a causa delle chiusure dei punti vendita dovute dalla pandemia. Secondo i dati pubblicati dal libro Blu, il totale della raccolta della rete fisica nel 2022 è stata pari a 63 miliardi, ovvero 43% in più rispetto al 2021.
Il timore è che, con il nuovo decreto sul riordino del gioco online, si finisca per dare un brutto colpo a quelle imprese che si stavano riprendendo, proprio in un momento storico in cui gran parte degli operatori del gioco fisico avevano deciso di cavalcare l'onda del boom digitale, - testimoniata anche dalla crescita esponenziale dei nuovi conti di gioco attivi -, effettuando degli investimenti nel settore.
Il nuovo decreto, infatti, rende di fatto nulli tali sforzi, dato che i costi troppo elevati per ottenere le concessioni, taglieranno fuori molte piccole realtà riducendo presumibilmente il numero dei casinò online italiani con licenza.
La questione è tutt'altro che secondaria, poiché il nuovo bando avrà una durata di nove anni, periodo in cui ci si sposterà sempre più verso il settore online e in cui saranno introdotte tecnologie che aiuteranno a crescere sempre più tale settore.
Le imprese di gioco terrestre che non potranno pagare i costi di concessione per ottenere una licenza online, rischiano di pagare un prezzo salatissimo in materia di introiti anche nel settore terrestre poiché ormai l'omnichannel è una condizione indispensabile per continuare a sopravvivere.
Rischio illegalità
Altro aspetto troppo spesso sottovalutato è la mancanza di una norma nazionale legata al settore terrestre terrestre, mancanza che rischia di essere acuita dal riordino dell'online. Fino ad oggi, infatti, il gioco terrestre è sempre stato visto come un baluardo contro l'illegalità. Tuttavia, nel momento in cui il settore terrestre viene lasciato a se stesso, il rischio illegalità cresce.
C'è un aspetto su cui gli addetti ai settori continuano a spingere e che viene sempre ignorato, ovvero una legge chiara sul cosiddetto distanziometro.
Recentemente il Consiglio di Stato è stato protagonista di una sentenza destinate a far discutere. Ė stato infatti accolto il ricorso di un imprenditore del gioco, al quale il comune di Barletta aveva negato la possibilità di aprire un centro scommesse per la vicinanza di due studi medici privati.
Secondo i giudici, l'esigenza di scongiurare la vicinanza tra luoghi sensibili e operatori dove si esercita il gioco lecito non può spingersi «fino al punto di impedire all’operatore economico del settore di programmare, in modo equilibrato rispetto agli investimenti assunti, l’apertura di una sala giochi per via del mancato rilievo dell’esistenza di uno studio medico sito in un edificio ricadente nella fascia di distanza».
Il Consiglio di Stato ha quindi giudicato «incoerente» riconoscere degli studi privati come dei luoghi sensibili sulla semplice base della definizione di «strutture sanitarie» dettata dalla legge regionale pugliese.
Questa sentenza crea ancora più problemi nella definizione di «luoghi sensibili». I giudici hanno giustamente evidenziato che gli studi medici non possono ritenersi tali dato che è difficile riuscire a censirli vista «la facilità e la rapidità con cui sul territorio possono essere aperti o chiusi studi medici all’interno di appartamenti privati presi in locazione».
Quella relativa ai luoghi sensibili è solo una delle tante storture con cui ad oggi è costretto a convivere il settore terrestre del gioco. Per questo è necessaria una legge che riesca a dare ordine anche al gioco terrestre in modo da non creare figli e figliastri e rendere l'azzardo un settore sostenibile in tutte le sue componenti.