Generale

Gambling, slot machine e casinò: aghi di una bilancia che pende sullo Stato

Erano anni che l’Italia faceva registrare un’impennata continua e costante nella crescita del numero delle slot machine. Una diffusione che continua letteralmente a macchia d’olio, almeno fino al 2017. Il Governo ha infatti posto una dead line, fissata al prossimo 31 dicembre, data entro cui sarà pr
Gambling, slot machine e casinò: aghi di una bilancia che pende sullo Stato

Erano anni che l’Italia faceva registrare un’impennata continua e costante nella crescita del numero delle slot machine. Una diffusione che continua letteralmente a macchia d’olio, almeno fino al 2017. Il Governo ha infatti posto una dead line, fissata al prossimo 31 dicembre, data entro cui sarà progressivamente ridotto il numero di slot sul territorio italiano. In ogni regione sarà consentita una quota massima di apparecchi, limitando in maniera netta non solo i rischi legati alla ludopatia, ma anche il fatturato di un settore che finora ha rappresentato una linfa persino per le casse dello stato.

Dalle stime prodotte dal Agimeg sui dati riportati dal Libro Blu dei Monopoli di Stato, qualora il fatturato del settore gaming fosse identico a quello del 2016, il segmento dei Giochi perderebbe una cifra superiore ai 33 miliardi di euro. Un danno non solo per coloro che hanno investito sulla crescente domanda da parte degli italiani del cosiddetto “svago d’azzardo”, ma anche per le casse erariali, che dovrebbero fronteggiare una importante perdita pari a 1,3 miliardi di euro. Stime però certamente più che ottimistiche, visto che le perdite potrebbero aumentare di ulteriori 500 milioni di euro per una dislocazione geografica che non andrebbe certamente a “premiare” le realtà che incassano maggiormente.

Ludopatia contro Erario

La manovra del Governo, come è ovvio che sia, ha quindi i suoi detrattori e i suoi sostenitori, ritrova i suoi “pro” nel mondo che lotta la ludopatia, e nei “contro” un preoccupante buco nelle casse dello Stato, che nel giro di 365 giorni potrebbe trovarsi a fronteggiare un ammanco di quasi 2 miliardi di euro. Finanze senza dubbio necessarie a sostenere la macchina burocratico-politica, la stessa che ha però impiegato 30 anni per arrivare ad arginare il fenomeno. Il primo disegno di legge porta infatti la firma di Torelli, Violante e Strumendo ed è datato 1983. Anche la Corte Costituzionale ha provato a far suonare un duplice campanello d’allarme, invitando il Parlamento a legiferare in materia di diffusione delle slot machine in Italia, ma fino ad oggi, a quello che a tutti gli effetti rappresenta un colpo di scena, nessuno sembrava essere realmente interessato a studiare una regolamentazione chiara.

La nuova mappa geo-economica del Gioco in Italia

A seguito della imminente riduzione del parco macchine, si andrà quindi a disegnare una nuova cartina geo-economica dell’Italia. Il ridimensionamento maggiore si registrerebbe senza dubbio in Lombardia, regione che da sola garantisce più fatturato del Lazio e del Veneto messe insieme: ed è proprio qui che si registrerà il calo più importante, che si aggirerà attorno ai 3 miliardi di euro. In picchiata anche gli introiti relativi alle slot del Lazio, che nel 2017 potrebbe produrre “appena” 3,5 miliardi di euro, e del Veneto, che passerebbe dai 4,5 miliardi del 2015 a 3,2 due anni dopo. A completare una perdita parziale di ben 8 miliardi di euro anche le altre due regioni al “top” per la diffusione delle macchinette per il gioco d’azzardo: l’Emilia Romagna, che perderebbe 1300 milioni di euro, e il Piemonte, che si attesterebbe sui 2,6 miliardi. A completare un quadro che si preannuncerebbe alquanto disastroso soprattutto per le casse erariali sono anche le consistenti perdite che potrebbero registrare sia la Campania che la Toscana.

Data la delicatezza e l’importanza dell’argomento, era inevitabile che si creasse un ping-pong di polemiche tra le differenti parti politiche. Il deputato del Movimento Cinque Stelle Massimo Baroni aveva infatti accusato il governo di “giocare sporco”, nonché di mettere in atto “un tentativo di tagliar fuori gli enti locali dalla possibilità di fare regolamentazioni restrittive”. Pronta è però arrivata la risposta del sottosegretario all’Economia con delega ai Giochi Pierpaolo Baretta, che ha puntato il dito contro i detrattori dell’attuale Governo Renzi: "Nonostante i tentativi di qualcuno di confondere le acque, la proposta del governo sul gioco è semplice: togliere dal mercato più di 130mila slot entro il 2017 e concordare con i comuni e le regioni la distribuzione territoriale dei punti gioco. Siccome le bugie hanno le gambe corte – insiste Baretta – basterà attendere per capire se è vero o no che il governo gioca “sporco” e se, invece, non lo stiano facendo questi moralizzatori totali che rifiutano ogni idea di controllo, riduzione o razionalizzazione, lasciando immutata la situazione attuale. E si vedrà se il Governo vuole tagliare fuori gli enti locali o scegliere con loro la riforma".

Gli effetti sui 4 casinò terrestri

Nel periodo del “si” e del “no”, anche in questo caso le due fazioni appaiono separate e distinte, e il polverone non accenna certo a diradarsi. Il giro di vite, però, non si concentra solo ed esclusivamente sulle slot machine. Un altro traino del gaming italiano è finito sotto la lente d’ingrandimento, per un movimento che però all’estero continua ad essere visto molto positivamente soprattutto dal punto di vista legislativo. Ad assorbire sempre più controlli sono infatti anche i casinò. All’interno delle quattro strutture italiane, Sanremo, Saint Vincent, Campione d’Italia e Venezia, già artatamente collocate in località poste vicino ai confini, l’ingresso è regolamentato dalla maggiore età e da eventuali vincoli legati al dissesto economico-finanziario. Se però chi critica i casinò pensa che siano il luogo ideale per riciclare denaro, dall’altra parte le associazioni turistiche spingono per eliminare regole così anacronistiche e per autorizzare la presenza di un casinò in ogni regione d’Italia per favorire il turismo legato al gaming. Il settore, infatti, secondo gli esperti della categoria, potrebbe anche perdere con la cancellazione di una parte delle slot dal territorio italiano, ma che potrebbe giovare della presenza di case del gioco legalizzato e comunque controllato, tramite una serie di sofisticati controlli.

Questa mossa del governo potrebbe essere quindi la prima per riportare ulteriormente la grande locomotiva del gioco all’interno dei binari della legalità, ma come in ogni partita a scacchi, l’andamento resta incerto, e bisogna anche prevedere le mosse del mercato e le reazioni dei consumatori. La deadline resta intanto chiara: sta per partire il countdown lungo in vista della riduzione delle slot machine, ma la confusione regna sovrana, e qualora a “pagare” dovessero essere le casse dello Stato potrebbe rimetterci, più o meno indirettamente, l’unico protagonista senza colpe, ovvero quel cittadino che prima è stato “rimpinzato” di slot machine e poi potrebbe subire anche le conseguenze di questo ridimensionamento.

Lamberto Rinaldi

Ruolo: Content Writer
Esperienza: 10+ Anni
Specializzazione: Articoli Blog/Analisi
Giornalista pubblicista. Di giorno prof di lettere, di notte freelance. Scrivo di calcio e Roma su "Il Catenaccio", di cultura, ambiente e sport per "Il Nuovo Magazine" e "Stampa Critica", ho condotto "Super Santos" sulle frequenze di Active Web Radio.

Questo website utilizza cookie

Utilizzando il nostro sito web, si acconsente all'uso dei cookie anche di terze parti. Per saperne di più, leggi il documento Utilizzo dei Cookies.